Frutta biologica e frutta naturale: simili, ma non uguali. Ecco perché.
Biologico fa rima con naturale, o quasi: nell’immaginario comune, infatti, un prodotto biologico è molto spesso paragonabile interamente ad un prodotto naturale, e viceversa. Con un’analisi più approfondita, però, emergono delle differenze importanti, se non sostanziali, tra i due termini.
Il naturale “certificato” e l’origine naturale
Solitamente si utilizza il termine “naturale certificato” per indicare un prodotto (un frutto, un ortaggio ma anche un cosmetico, per esempio), quando è composto da materie prime lavorate con processi naturali e non testati sugli animali. Questo significa solitamente che un prodotto naturale non contiene derivati del petrolio né coloranti o conservanti sintetici, e nemmeno siliconi, alcol, OGM o loro derivati. La composizione - e lo dice il termine stesso - è infatti legata ad ingredienti naturali, siano essi di origine animale (come ad esempio il latte e le uova) o minerale (come l’alluminio e il rame).
Con l’espressione “origine naturale”, invece, si intende un prodotto costituito da sostanze provenienti dal mondo vegetale o animale, ma che possono essere sottoposte a processi chimici.
Il biologico
Simile, ma non uguale, al naturale, il prodotto biologico è composto per almeno il 90% da ingredienti provenienti da coltivazioni e/o allevamenti biologici (tradotto: senza pesticidi, fertilizzanti né concimi chimici) oppure dalla raccolta in aree protette.
Scendendo più nel dettaglio nell’ambito dei frutti - il prodotto principale di Orteat - la differenza sostanziale tra naturale e biologico è che il secondo viene sottoposto a controlli e rigide certificazioni, il primo no. Non sempre questa discriminante viene però correttamente compresa dal consumatore, anche a causa di una comunicazione non sempre chiara: spesso infatti i prodotti vengono venduti come "non trattati", ma la dicitura corretta da evidenziare sarebbe "non trattati dopo la raccolta". Durante la coltivazione, infatti, un frutto venduto come naturale può subire trattamenti, ma non sempre il consumatore non lo sa.
E’ solo, infatti, nel processo di agricoltura biologica che non si utilizzano sostanze chimiche di sintesi (concimi, diserbanti, insetticidi) né organismi geneticamente modificati (OGM). Un frutto biologico, quindi, è un prodotto finito che proviene da agricoltura biologica, praticata nel pieno rispetto dell’ecosistema e del benessere. Come si difendono, quindi, le colture senza pesticidi? Innanzitutto in via preventiva, attraverso la selezione di specie resistenti a deterinate malattie, ma soprattutto grazie all’utilizzo di tecniche agronomiche appropriate, tra cui:
• la rotazione delle colture. Con questa tecnica si evita di coltivare per diverse stagioni consecutive la stessa pianta sullo stesso terreno, sfruttando in modo meno intensivo le sostanze nutrienti del terreno;
• la piantumazione di siepi e alberi che preservano il paesaggio, terreno quindi fertile per i predatori naturali dei parassiti nonché barriera fisica utile per possibili inquinamenti esterni;
• infine, la consociazione, cioè la coltivazione contemporanea di piante diverse, l’una “poco gradita” ai parassiti dell’altra.
La scelta di Orteat
In Orteat scegliamo ogni giorno il biologico. Questo, per noi, significa scegliere quotidianamente produttori che lavorano con metodi rigorosamente biologici, in nome di un’etica che rispetta l’uomo, e quindi, in un ciclo produttivo davvero autentico, le piante e i frutti coltivati. Riconnettersi alla terra e alla tradizione è per noi un flusso naturale, in cui la semplicità, prima ancora che un obiettivo, è un valore da perseguire.